Facebook, Google+, Pinterest, e la guerra dei social network

Che fossimo in piena guerra dei social network, lo si era capito da tempo, quantomeno dal momento in cui, dopo il boom del capostipite (o meglio dire del più “fortunato”) Facebook, si era scatenata una vera e propria proliferazione di social network più o meno originali e più o meno adeguatamente supportati.

Che la guerra dei social network potesse essere combattuta sul numero di utenti iscritti era sicuramente lapalissiano, anche se  era, e rimane, un’impresa quantomeno eccezionale raggiungere i numeri di Facebook, attualmente. In realtà, a quanto pare, esiste un altro metodo per misurare la qualità e il successo di un social network: il tempo di permanenza medio (mensile) degli utenti sugli stessi social network.
Anche qui, va premesso, i numeri di Facebook sono ancora un lontano miraggio per qualsiasi concorrente, dato che il social network di Mark Zuckerberg si attesta alla ragguardevole cifra di 405 minuti di permanenza media sulle proprie pagine. Molto distaccati da Facebook, troviamo i vari Tumblr (89 minuti), Twitter e LinkedIn (21 e 17 minuti). Il dato che balza di più all’occhio, però, è l’enorme disequilibrio fra il numero di utenti e la permanenza sul sito tra Google Plus e Pinterest, il nuovo social network dove condividere i propri interessi. E proprio questi ultimi sono oggetto di discussione, per via dei dati riscontrati: se da un lato Google+ ha dalla sua un numero di utenti nettamente superiore, dall’altro il tempo di permanenza medio sulle proprie pagine si attesta ad una modestissima cifra di 3,3 minuti al mese. D’altra parte, invcece, il neonato Pinterest, nonostante il minor numero di utenti si attesta al secondo posto della classifica di permanenza, raggiungendo Tumblr con i suoi 89 minuti al mese. Un dato che certamente fa discutere su quanto la qualità di un social network sia un fattore che esula dal numero di utenti iscritti, la maggior parte dei quali spesso non va oltre tale registrazione o vi dedica pochi minuti, a causa, evidentemente, del poco appeal  del social network in questione e dei contenuti da esso offerti.

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